Per molti automobilisti la primavera e l’estate fanno rima con allergia, o per i più informati rinite allergica. Quella manifestazione così simile al raffreddore che esplode quando si mette il naso fuori dalla porta e non migliora in auto. Visto che antistaminici e guida non sempre vanno d’accordo, poiché in base al farmaco inducono sonnolenza, ecco 4 consigli per proteggersi da naso, gola e occhi arrossati tormentati dall’allergia in auto.
Manutenzione del filtro antipolline
Molti associano erroneamente il filtro abitacolo all’uso del climatizzatore ma cambiare il filtro antipolline almeno una volta l’anno è fondamentale. Il filtro infatti blocca pollini, polveri, piccoli pezzetti di foglie e insetti, quindi filtra l’aria che viene dall’esterno a prescindere se accendete il clima oppure no.
Sanificazione dell’abitacolo

Un panno antipolvere e un’aspirapolvere 12V da conservare in bagagliaio aiuteranno sicuramente a tenere più pulito l’abitacolo senza doversi rivolgere frequentemente all’autolavaggio. Poi anche se piove sarà più facile togliere la polvere da sedili e plancia stando comodamente seduti. Occhio anche alle bocchette di ventilazione poiché quando accendete il clima diventano un cannone di acari e polvere puntato dritto sulla faccia. L’ideale sarebbe igienizzare i condotti di aerazione dopo ogni inverno.
Animali e fumo sono fattori che nelle persone con le mucose più sensibili possono solleticare il naso e innescare prurito alle narici. Se avete un amico a quattro zampe ricordate di passare l’aspirapolvere più spesso anche sotto ai sedili, dove i peli non si vedono facilmente. Se invece siete fumatori abituali, ma non soffrite di allergie, per il vostro benessere e quello dei vostri passeggeri, sappiate che il valore di un’auto che mostra tracce e odore di sigaretta diminuisce in media di 2 mila euro. Meglio tenere l’abitacolo più sano e pulito.
Utilizzo della funzione ricircolo per l’aria
Usare il climatizzatore nel modo corretto, ricordando che il ricircolo permette di bloccare gran parte di odori; utile lungo le strade dove è stata tagliata da poco l’erba. Appena superata la zona “calda” ricordate di disattivare il ricircolo, poiché a lungo andare tende ad accumularsi più anidride carbonica nell’abitacolo e l’aria diventa più pesante; ve ne accorgerete anche dalla tendenza dei passeggeri a sbadigliare più del solito.
Controllare il bollettino dei pollini
Come per il meteo, anche le ondate di pollini si possono prevedere. Esistono infatti bollettini specializzati nell’informare gli utenti che soffrono di riniti stagionali. In questo modo saprete in anticipo in quali periodi fare più attenzione e tenere a distanza zone boschive o piantagioni che contengono allergeni e fattori scatenanti che andrebbero individuati sempre con l’aiuto di un dermatologo.
La salute del motore passa anche attraverso una corretta manutenzione dei filtri. Il meccanico ‘a posto’ ci ha spiegato ogni quanto vanno cambiati il filtro olio e aria e cosa succede quando il filtro olio si intasa.
In questo approfondimento ci parlerà del funzionamento del filtro aria e del perché è importante per una guida piacevole e sicura.

Come funziona il filtro aria
Il filtro aria per le auto di serie è normalmente realizzato in materiale cartaceo-cellulosico. Si trova in una scatola – “airbox” – supportato da bordi di tenuta in materiale plastico morbido, resistente al calore. È piegato a fisarmonica per aumentare la superficie filtrante.
Per comprendere la funzione decisiva del filtro aria, dobbiamo sapere che la maggior parte del parco circolante è dotato di motori a combustione interna, ciò significa che la rotazione del motore è conseguente ad una combustione (scoppio) che avviene all’interno del nostro motore o meglio di una camera di combustione presente nel motore.
Qualsiasi tipo di combustione è generato da tre elementi:
- combustibile
- comburente
- innesco o temperatura di combustione


Come funziona il filtro aria
Il filtro aria per le auto di serie è normalmente realizzato in materiale cartaceo-cellulosico. Si trova in una scatola – “airbox” – supportato da bordi di tenuta in materiale plastico morbido, resistente al calore. È piegato a fisarmonica per aumentare la superficie filtrante.
Per comprendere la funzione decisiva del filtro aria, dobbiamo sapere che la maggior parte del parco circolante è dotato di motori a combustione interna, ciò significa che la rotazione del motore è conseguente ad una combustione (scoppio) che avviene all’interno del nostro motore o meglio di una camera di combustione presente nel motore.
Qualsiasi tipo di combustione è generato da tre elementi:
- combustibile
- comburente
- innesco o temperatura di combustione
All’interno dei motori benzina verrà quindi inserita, durante la fase di aspirazione (discesa del pistone), una miscela di aria/benzina (comburente e combustibile) che a sua volta sarà incendiata dopo essere stata compressa riducendone il volume in fase di compressione (risalita del pistone), grazie alla scintilla provocata dalla candela (innesco).
Nei motori diesel, all’interno della nostra camera durante la fase di aspirazione, sarà introdotta solamente dell’aria, che verrà successivamente compressa nella fase di risalita del pistone (compressione) e l’aria compressa subirà un riscaldamento tale da provocare un’accensione spontanea nel momento in cui l’iniettore immetterà nella camera il gasolio polverizzato.
Qualsiasi elemento contenente delle impurità immesso all’interno del motore, provocherà l’usura precoce dei suoi componenti oltre al malfunzionamento del motore stesso.
Ecco dunque che entra in gioco il filtro aria, assicurando il corretto funzionamento del motore!
All’interno dei motori benzina verrà quindi inserita, durante la fase di aspirazione (discesa del pistone), una miscela di aria/benzina (comburente e combustibile) che a sua volta sarà incendiata dopo essere stata compressa riducendone il volume in fase di compressione (risalita del pistone), grazie alla scintilla provocata dalla candela (innesco).
Nei motori diesel, all’interno della nostra camera durante la fase di aspirazione, sarà introdotta solamente dell’aria, che verrà successivamente compressa nella fase di risalita del pistone (compressione) e l’aria compressa subirà un riscaldamento tale da provocare un’accensione spontanea nel momento in cui l’iniettore immetterà nella camera il gasolio polverizzato.
Qualsiasi elemento contenente delle impurità immesso all’interno del motore, provocherà l’usura precoce dei suoi componenti oltre al malfunzionamento del motore stesso.
Ecco dunque che entra in gioco il filtro aria, assicurando il corretto funzionamento del motore!

Cosa succede quando il filtro aria si intasa
Avendo il compito di filtrare l’aria proveniente dall’ambiente, il filtro provvederà a fermare le particelle/impurità presenti.
Ovviamente tali particelle ostruiranno nel tempo l’elemento filtrante, pertanto la mancata sostituzione del filtro aria provvederà a sbilanciare il giusto equilibrio di immissione aria benzina causandone una cattiva combustione e conseguente aumento degli inquinanti e imperfezioni di funzionamento del motore.
Inoltre, il filtro intasato tenderà a deformarsi, tali deformazioni apriranno degli spazi nelle parti definite ermetiche che permetteranno il passaggio di impurità.
Ultima nota: la pulizia del filtro mediante aria compressa è oggi giorno sconsigliata, il rischio è di introdurre micro
particelle sospese nell’elemento filtrante al proprio interno favorendone l’intasamento. È pertanto consigliata la sostituzione dell’elemento filtrante nei tempi previsti dal costruttore.

Cosa succede quando il filtro aria si intasa
Avendo il compito di filtrare l’aria proveniente dall’ambiente, il filtro provvederà a fermare le particelle/impurità presenti.
Ovviamente tali particelle ostruiranno nel tempo l’elemento filtrante, pertanto la mancata sostituzione del filtro aria provvederà a sbilanciare il giusto equilibrio di immissione aria benzina causandone una cattiva combustione e conseguente aumento degli inquinanti e imperfezioni di funzionamento del motore.
Inoltre, il filtro intasato tenderà a deformarsi, tali deformazioni apriranno degli spazi nelle parti definite ermetiche che permetteranno il passaggio di impurità.
Ultima nota: la pulizia del filtro mediante aria compressa è oggi giorno sconsigliata, il rischio è di introdurre micro particelle sospese nell’elemento filtrante al proprio interno favorendone l’intasamento. È pertanto consigliata la sostituzione dell’elemento filtrante nei tempi previsti dal costruttore.
Il filtro dell’olio motore è una componente importante per il corretto funzionamento dell’auto; rispettare le scadenze per il cambio del filtro olio evita all’autovettura di incorrere in guasti e malfunzionamenti.
Insieme al meccanico ‘a posto’ scopriamo di più sul mondo dei filtri olio motore!

Per capire cosa succede quando il filtro olio si intasa, vediamo prima di tutto come è fatto un filtro olio e quante tipologie di filtro possiamo trovare in un’automobile.
Il filtro olio esterno contiene tutti gli elementi filtranti e i dispositivi accessori all’interno di una capsula metallica. L’involucro presenta, dal lato che va in battuta sulla sede della pompa olio, una serie di fori:

- quelli radiali e più esterni destinati a far entrare l’olio proveniente dal motore che deve essere filtrato
- il foro centrale, più grande, da cui esce l’olio dopo essere stato filtrato e che torna al motore.
In quest’ultimo passaggio l’olio motore attraversa un elemento filtrante di cellulosa a sezione toroidale, con gli elementi di filtraggio disposti in senso radiale per aumentare la superficie filtrante.
Alle due estremità del filtro troviamo poi due valvole: la valvola di non ritorno e la valvola di bypass che svolgono una funzione decisiva.

- quelli radiali e più esterni destinati a far entrare l’olio proveniente dal motore che deve essere filtrato
- il foro centrale, più grande, da cui esce l’olio dopo essere stato filtrato e che torna al motore.
In quest’ultimo passaggio l’olio motore attraversa un elemento filtrante di cellulosa a sezione toroidale, con gli elementi di filtraggio disposti in senso radiale per aumentare la superficie filtrante.
Alle due estremità del filtro troviamo poi due valvole: la valvola di non ritorno e la valvola di bypass che svolgono una funzione decisiva.
Cosa succede dunque quando il filtro si intasa?
Per comprendere cosa succede quando il filtro olio si intasa, vediamo più da vicino il funzionamento delle valvole poste alle estremità del filtro.
La valvola di non ritorno, posta sulla parte forata che si avvita alla pompa olio, si attiva non appena il motore viene fermato; chiudendo i fori radiali di ingresso evita lo svuotamento del filtro. In questo modo non ci sarà una riduzione del flusso di lubrificante nella fase più critica, ovvero in fase di avviamento del motore.
La valvola di by-pass influenza il corretto funzionamento del filtro olio quando non viene sostituito regolarmente. Normalmente la valvola di bypass resta in quiete quando il filtro olio non presenta ostruzioni.
Il filtro olio si intasa proprio quando l’elemento filtrante di cellulosa si riempie di morchie, residui carboniosi o metallici. L’ostruzione genera una pressione che vince la forza di contrasto della molla tarata che apre la valvola di by-pass, aggirando l’elemento filtrante e rimandando l’olio non filtrato nel motore.


Cosa succede dunque quando il filtro si intasa?
Per comprendere cosa succede quando il filtro olio si intasa, vediamo più da vicino il funzionamento delle valvole poste alle estremità del filtro.
La valvola di non ritorno, posta sulla parte forata che si avvita alla pompa olio, si attiva non appena il motore viene fermato; chiudendo i fori radiali di ingresso evita lo svuotamento del filtro. In questo modo non ci sarà una riduzione del flusso di lubrificante nella fase più critica, ovvero in fase di avviamento del motore.
La valvola di by-pass influenza il corretto funzionamento del filtro olio quando non viene sostituito regolarmente. Normalmente la valvola di bypass resta in quiete quando il filtro olio non presenta ostruzioni.
Il filtro olio si intasa proprio quando l’elemento filtrante di cellulosa si riempie di morchie, residui carboniosi o metallici. L’ostruzione genera una pressione che vince la forza di contrasto della molla tarata che apre la valvola di by-pass, aggirando l’elemento filtrante e rimandando l’olio non filtrato nel motore.
Per una corretta manutenzione e sostituzione del filtro olio motore è importante tener presente anche le diverse tipologie di filtro che possono essere montate sull’auto.

Quanti tipi di filtro olio esistono?
Esistono 2 tipi di filtro olio:
- il filtro olio motore metallico, esterno e avvitato al monoblocco
- il filtro olio motore ad immersione, costituito dal solo elemento filtrante di cellulosa e inserito nell’alloggiamento sul monoblocco
Citiamo per completezza anche il filtro olio motore centrifugo, in passato molto diffuso.
Si tratta di un filtro montato all’estremità dell’albero motore e di forma circolare cava; l’olio entrando viene centrifugato per via del moto rotatorio trasmesso dal motore, che provoca il deposito delle impurità sulla parte interna.
In questo caso, di solito, il corpo del filtro è smontabile per la pulizia periodica.

Quanti tipi di filtro olio esistono?
Esistono 2 tipi di filtro olio:
- il filtro olio motore metallico, esterno e avvitato al monoblocco
- il filtro olio motore ad immersione, costituito dal solo elemento filtrante di cellulosa e inserito nell’alloggiamento sul monoblocco
Citiamo per completezza anche il filtro olio motore centrifugo, in passato molto diffuso.
Si tratta di un filtro montato all’estremità dell’albero motore e di forma circolare cava; l’olio entrando viene centrifugato per via del moto rotatorio trasmesso dal motore, che provoca il deposito delle impurità sulla parte interna.
In questo caso, di solito, il corpo del filtro è smontabile per la pulizia periodica.
La corretta manutenzione e cambio del filtro olio e del filtro aria è importante per la salute del motore della tua auto.
Il meccanico ‘a posto’ ti offre alcune consigli per una guida sempre in totale sicurezza.

Cosa succede quando i filtri olio e aria sono intasati?
- il motore si usura più velocemente
- aumenta il consumo di carburante
- l’auto inquina di più
In questo approfondimento scopriamo insieme quando vanno sostituiti i filtri olio e aria e quali sono i consigli per una loro corretta manutenzione.
Quando vanno sostituiti il filtro olio e il filtro aria?
La buona regola che vale sempre è: seguire le indicazioni della casa costruttrice dell’auto che stabilisce quando il filtro olio e aria devono essere sostituiti.
Per esempio, per alcuni recenti veicoli, la sostituzione del filtro aria è prevista dal costruttore con percorrenze decisamente elevate.
In particolari condizioni inoltre, queste scadenze possono essere anticipate come nel caso di un uso prevalentemente urbano, in città con alto tasso di polveri sottili ed altri inquinanti.
Scopri cosa succede quando il filtro olio si intasa provocando un malfunzionamento dell’auto e perché è importante sapere come è fatto un filtro olio e quanti tipi di filtro olio esistono.


Quando vanno sostituiti il filtro olio e il filtro aria?
La buona regola che vale sempre è: seguire le indicazioni della casa costruttrice dell’auto che stabilisce quando il filtro olio e aria devono essere sostituiti.
Per esempio, per alcuni recenti veicoli, la sostituzione del filtro aria è prevista dal costruttore con percorrenze decisamente elevate.
In particolari condizioni inoltre, queste scadenze possono essere anticipate come nel caso di un uso prevalentemente urbano, in città con alto tasso di polveri sottili ed altri inquinanti.
Scopri cosa succede quando il filtro olio si intasa provocando un malfunzionamento dell’auto e perché è importante sapere come è fatto un filtro olio e quanti tipi di filtro olio esistono.
In particolari condizioni inoltre, queste scadenze possono essere anticipate come nel caso di un uso prevalentemente urbano, in città con alto tasso di polveri sottili ed altri inquinanti.

Lo sai che
da un indagine di SicurAUTO.it in collaborazione con le officine Rhiag ‘a posto’ è emerso che:
- non sempre gli automobilisti seguono alla lettera i piani di manutenzione consigliati
- molti automobilisti pensano che il filtro dell’olio motore possa durare fino a due cambi di lubrificante.

Lo sai che
da un indagine di SicurAUTO.it in collaborazione con le officine Rhiag ‘a posto’ è emerso che:
- non sempre gli automobilisti seguono alla lettera i piani di manutenzione consigliati
- molti automobilisti pensano che il filtro dell’olio motore possa durare fino a due cambi di lubrificante.
La Formazione è l’elemento fondamentale che permette ai professionisti della Rete ‘a posto’ di operare su tutti i modelli di vettura, sia nuova che usata, mantenendo alto lo standard di servizio.
Rhiag mette a disposizione dei propri affiliati un programma che conta oltre 80 corsi di formazione all’anno per approfondire le tematiche più complesse della manutenzione e della riparazione e per essere sempre aggiornati sulle novità tecnologiche, come auto connesse, auto elettriche, guida autonoma e assistita.
Parte rilevante del programma formativo è orientato ai moderni sistemi di controllo delle emissioni inquinanti, ai cambi automatici, il cui parco circolante è in continua crescita, e alle modalità di accesso ai sistemi dei costruttori, tramite tecnologia Pass-Thru.
Dal mondo ibrido, elettrico e plug-in, agli ultimi sistemi ADAS, le officine ‘a posto’ hanno tutti gli strumenti per essere preparate alle grandi sfide del futuro.
Nella singola pagina di ciascuna officina troverete il dettaglio dei servizi aggiuntivi offerti.
A tutti noi almeno una volta è capitato di rimanere in panne lontani da casa, magari durante le vacanze!
La Rete ‘a posto’, ti offre un valido aiuto in queste situazioni. La capillarità della nostra rete, di oltre 1600 strutture in tutta Italia, ci permette di esserti vicino in ogni momento con un meccanico pronto ad aiutarti in ogni evenienza.
La Rete ‘a posto’ infatti ti offre una garanzia in più rispetto alla Garanzia Legale di conformità: la Garanzia di Rete. La nostra garanzia è valida 24 mesi dall’intervento effettuato, per eventuali difetti di fabbricazione dei ricambi Rhiag di Qualità Originale e presso tutte le Officine ‘a posto’ d’Italia. Tu devi solo conservare la ricevuta del lavoro effettuato per i due anni successivi!
In pratica se esegui un intervento con un meccanico ‘a posto’ della tua città e successivamente la tua vettura presenta un guasto al medesimo componente dovuto ad un difetto di fabbricazione, puoi rivolgerti a qualsiasi officina affiliata al nostro network in tutta Italia per eseguire la sostituzione, presentando la ricevuta del lavoro effettuato.
Inoltre, in occasione delle promozioni stagionali che ti permettono di risparmiare sulla manutenzione, le nostre officine ti rilasciano una polizza di assistenza stradale IMA ITALIA ASSISTANCE, valida per 6 mesi in tutta Europa.
Trovare l’officina ‘a posto’ più vicina a te è semplice: basta inserire la località in cui ti trovi per scoprire la struttura più comoda da raggiungere.
Quando è necessario cambiare o fare manutenzione dei freni?
I freni sono il principale sistema di sicurezza dell’auto. Conoscere i problemi derivanti dal liquido freni e le nuove norme sulle pastiglie è importante per una corretta manutenzione dei freni dell’auto e una guida in sicurezza.
Il sistema frenante è un complesso di meccanismi che dalla sua invenzione agli inizia del 1900 ha subito innumerevoli innovazioni; le ultime riguarderanno l’avvento delle nuove norme sui freni a bassa concentrazione di rame e la diffusione delle auto con frenata rigenerativa.
Quello che non è cambiato nel tempo è l’incredibile lavoro svolto dal liquido freni. Ai freni ricorriamo prima di ogni altro comando se mentre guidiamo un ostacolo ci si presenta davanti ma, come emerge dall’indagine di SicurAUTO.it in collaborazione con le officine Rhiag A Posto, è diffusa la convinzione che sia sempre l’auto ad avvertire quando è necessario fare manutenzione. Poiché non tutti sanno riconoscere i segnali di un sistema frenante poco efficiente, vediamo quali sono i problemi più frequenti del liquido freni e i consigli per una corretta manutenzione dell’impianto frenante dell’auto.
Le pastiglie diventano “long life”
Avete mai fatto caso che nell’uso quotidiano dell’auto si ricorre al pedale dei freni per brevi istanti anche quando in realtà non dobbiamo fermarci? Ad esempio ci siamo distratti un attimo dalla strada per guardare un’indicazione stradale col colpo d’occhio.
La buona notizie è che in futuro i freni serviranno sempre meno. I Costruttori di auto, soprattutto con i modelli elettrici e ibridi, hanno bisogno di recuperare quanta più energia possibile che finisca nelle batterie; basterà allora sollevare il pedale dell’acceleratore per ottenere una decelerazione molto più simile a un’autentica frenata.
Se da un lato le pastiglie dei freni quindi si usureranno sempre meno, la sostituzione del liquido freni diventerà sempre più cruciale per la sicurezza di guida. Questo però vale a prescindere dall’alimentazione della vostra auto poiché mentre pastiglie e dischi usurati attirano l’attenzione con vibrazioni e fischi, i pericoli di un liquido freni vecchio si presentano all’improvviso e nelle frenate più intense.
I problemi del liquido freni
La sostituzione del liquido freni è un’operazione che andrebbe eseguita almeno ogni 3-4 anni o in base a quanto consigliato dal Costruttore. Questo perché il corretto funzionamento del liquido che attiva le pastiglie istantaneamente è legato alla sua incomprimibilità. Significa che la pressione esercitata sul pedale viene totalmente trasferita al circuito frenante.
La minaccia principale però viene dall’umidità che può insinuarsi col passare degli anni attraverso molti punti dell’impianto (guarnizioni, flessibili nella zona ruote, ecc). Quando il liquido freni (tipicamente di tipo DOT4 o 5.1) si inquina di acqua non ce ne accorgiamo. L’unico sistema di allerta dell’auto infatti considera esclusivamente il livello di liquido dell’impianto.
Capiamo che qualcosa non va quando premendo il pedale dopo diverse ore di guida (in particolare nel traffico intenso o nelle lunghe discese), la frenata sembra allungarsi sempre di più e bisogna applicare sempre più forza. Questo fenomeno si chiama “fading” cioè diminuzione della forza frenante per surriscaldamento e può essere accompagnata dal “vapour lock”. Vediamo cos c’entra con questi il liquido freni.
Il calore risale l’impianto freni: cos’è il fading
Il fading è un problema legato al surriscaldamento dei freni; si verifica quando il calore prodotto dall’attrito delle pastiglie contro il disco non viene dissipato adeguatamente. Una sfida che dura da decenni per i produttori di freni che, negli anni 90, avevano trovato nel rame un valido sostituto alle fibre di amianto, dopo la scoperta dei pericoli per la salute dell’uomo.
Dal 2021 però le pastiglie dei freni non dovranno più contenere rame; alcuni stati USA hanno previsto ad esempio una progressiva riduzione a meno del 5% in peso nelle pastiglie per auto. Nel 2025 si arriverà all’abolizione di questo metallo (meno di 0.5%) tra gli ingredienti per produrre freni.
Al posto del rame i produttori di freni più noti stanno già impiegando per le pastiglie cosiddette “copper free” dei mix a base di solfiti o altri metalli; viene riservata particolare attenzione a bloccare il calore con bad termici e stress test delle nuove miscele “eco”, sviluppate dai laboratori R&D.
Il pedale diventa spugnoso e la frenata lunga
Se però le pastiglie non sono di ultima generazione e il liquido freni non è mai stato sostituito da anni, il rischio che si verifichi il vapour lock è molto alto. Il calore generato durante ripetute frenate risale l’impianto dalle ruote attraverso il circuito idraulico, fino ad arrivare al liquido frenante. Se il liquido contiene umidità (e quindi acqua) viene meno la sua incomprimibilità, come?
Risalendo lungo il circuito il calore scalda il liquido e l’acqua (che non è incomprimibile) diventa vapore. Quando si preme il pedale dei freni con forza la risposta è spugnosa, cedevole e l’auto rallenta con difficoltà perché le bolle di vapore disperdono la forza applicata.
Per prevenire questi rischi è sufficiente chiedere all’autoriparatore di fiducia ad ogni tagliando di fare un test di conduttività del liquido freni, per capire se è presente acqua nell’impianto e sostituirlo preventivamente alle scadenze consigliate dal Costruttore.
Scopriamo insieme i consigli e i rimedi contro i cattivi odori causati dal climatizzatore dell’auto e quando è necessario affidarsi ad un’officina per un controllo sull’efficienza della climatizzazione.
Il climatizzatore auto è tra gli accessori più diffusi sulle auto nuove, sicuramente l’optional irrinunciabile quando si acquista un’auto, anche se poco si conosce sul suo funzionamento e sulla corretta manutenzione.
I problemi più frequenti che si manifestano con aria non abbastanza fresca, un flusso che non arriva ai posti posteriori e aria viziata sono legati all’uso che si fa del climatizzatore. Avere il condizionatore in auto aiuta ad affrontare un viaggio più sicuro e rilassato, ma come è emerso dall’indagine di SicurAUTO.it in collaborazione con le officine Rhiag ‘a posto’, ben poco si sa su come farlo funzionare al meglio e come evitare i cattivi odori a bordo.
Vediamo allora quali sono i comportamenti errati, i miti da sfatare e i consigli per evitare guasti al climatizzatore.
COME FUNZIONA IL CLIMATIZZATORE
Prima di parlare dei trucchi per evitare i problemi più comuni con il climatizzatore, vediamo brevemente quali sono i suoi componenti e come funziona. È un’abitudine comune accendere il climatizzatore d’estate, ma perché succede questo?
Per climatizzare l’abitacolo in inverno basta usare il calore del motore che passa attraverso la stufa; raffreddarlo d’estate non è altrettanto semplice.
Il condizionatore sfrutta un principio molto semplice: con un compressore comprime e liquefa un gas (R134 poi sostituito dall’R1234YF o CO2, a seconda dei casi), che si riscalda. Il gas passa poi in un radiatore, il condensatore, quasi sempre accoppiato al radiatore del motore per raffreddarsi, con la stessa elettroventola. Una volta compresso, il gas riscaldato entra nell’evaporatore, collegato ad una valvola di espansione, dove si può espandere riacquistando lo stato gassoso.
La magia del climatizzatore in estate avviene proprio qui, dove l’espansione del gas sottrae calore all’ambiente, quindi raffredda l’aria che viene prelevata dall’esterno e passa attraverso l’evaporatore.
Tra la presa di acceso dell’aria esterna e l’evaporatore si trova il filtro antipolline. Questo cattura polvere e detriti che altrimenti intaserebbero lo spazio tra le lamine della serpentina, riducendo quindi il flusso di aria che il climatizzatore manda alle bocchette di ventilazione.
IL CLIMATIZZATORE È UTILE ANCHE D’INVERNO
Il condizionatore però, oltre che a raffreddare l’abitacolo, serve anche a deumidificarne l’aria. L’umidità contenuta nell’aria infatti condensa facilmente e viene drenata da uno scarico apposito. Quando questo scarico è in parte o totalmente ostruito dalla polvere, l’acqua tende a restare nell’impianto di condizionamento. E’ il classico caso che porta alla scoperta del ristagno di acqua sul tappetino del passeggero in inverno o, ancora più diffuso, all’odore di muffa che fuoriesce dalle bocchette ogni volta che si riaccende il climatizzatore dopo un lungo periodo di inattività.
Per evitare di respirare aria malsana e puzzolente in auto è opportuno cambiare sistematicamente il filtro antipolline; se ostruito riduce infatti anche l’efficacia dell’aria calda d’inverno. E’ importante soprattutto spegnere il climatizzatore qualche minuto prima di arrivare a destinazione lasciando la ventola accesa. In questo modo l’impianto potrà asciugarsi dall’umidità condensata nei condotti e non ancora espulsa.
SE IL CLIMA NON RAFFREDDA
L’impressione che il climatizzatore non sia più efficiente è piuttosto frequente quando si accende il sistema dopo che l’auto ha trascorso un’intera giornata parcheggiata al sole.
Questo effetto è dovuto alla plancia molto calda che riscalda l’aria fresca neutralizzando, almeno per i primi minuti, il lavoro svolto da compressore ed evaporatore. Cosa fare allora?
A seconda della temperatura, si può favorire il ricircolo di aria accendendo il clima e partendo con i finestrini abbassati per qualche minuto. In alternativa e se il caldo non è eccessivo, è preferibile raffreddare prima la parte bassa della plancia indirizzando il getto sul pavimento; in questo modo l’abitacolo raggiungerà in poco tempo la frescura desiderata.
Se anche questi espedienti non dovessero bastare e prende piede il sospetto di qualche malfunzionamento all’impianto del climatizzatore, una visita in officina scioglierà ogni dubbio. Verrà effettuato un test di temperatura e di tenuta per verificare che la pressione dei condotti del gas sia stabile e, in caso, cercare la perdita o semplicemente ricaricare il gas esaurito.
Cosa cambia tra AGM e EFB?
Le batterie auto sembrano tutte uguali, ma la rivoluzione tecnologica seguita all’avvento dei sistemi di recupero di energia in frenata e dei dispositivi Start&Stop che limitano le emissioni, hanno richiesto il largo impiego di nuove batterie, cosiddette EFB ed AGM. Queste batterie, infatti, non sono intercambiabili all’occorrenza con le classiche batterie al piombo ed acido libero, anche se quando è il momento di sostituire la batteria, l’aspetto molto simile genera confusione tra gli automobilisti, come è emerso dall’indagine di SicurAUTO.it in collaborazione con le officine Rhiag A Posto. Vediamo allora cosa cambia tra le classiche batterie al piombo–acido, le batterie EFB e le batterie AGM.
LE BATTERIE EFB
Le batterie AGM ed EFB equipaggiano praticamente la quasi totalità delle auto nuove, quelle dotate di Start&Stop, ma se non si legge attentamente la sigla sul coperchio e non se ne conoscono le differenze è facile confonderle con le classiche batterie al piombo-acido. Queste, infatti, coprono importanti quote di mercato per via del parco circolante piuttosto datato; inoltre è molto facile trovare batterie di tipologie diverse una accanto all’altra nei negozi di fai da te e nei centri commerciali dal costo anche molto differente.
Perché le batterie EFB e AGM costano molto di più? Perché una normale batteria al piombo-acido non si può montare al posto di una batteria AGM o EFB scarica?
Le batterie EFB (Enhanced Flooded Battery) sono un’evoluzione delle più comuni batterie cosiddette ad acido libero e sono nate dall’esigenza di avere un accumulatore con un maggiore livello di carica rispetto alle batterie tradizionali, per via del sistema Start&Stop. Più raramente si può trovare sul coperchio la dicitura AFB (Advanced Flooded Battery) o ECM (Enhanced-Cycling-Mat) equivalenti comunque alla tecnologia EFB.
Come è noto, il sistema Start&Stop arresta il motore e lo riavvia in particolari situazioni di guida, come nel traffico, per ridurre le emissioni e i consumi di carburante. Questa peculiarità delle auto moderne ha richiesto una batteria più resistente ai cicli di carica e scarica e una migliore resistenza alle vibrazioni. Una stima della durata media di una batteria EFB può contare fino a 80 mila cicli di avviamento. Una batteria tradizionale ad acido libero di qualità equivalente, conta 30 mila cicli di avviamento.
Al di là delle soluzioni specifiche dei singoli prodotti, la maggior parte delle batterie EFB di qualità presentano:
- miglioramenti nel sistema di rimescolamento dell’elettrolita per evitare la stratificazione dell’acido,
- un rivestimento in poliestere sulle piastre positive per evitarne l’erosione e incrementare la resistenza ai cicli,
- un rivestimento interno tra piastra e separatore per incrementare la resistenza meccanica e la solidità delle celle nelle condizioni di funzionamento più stressanti.
LE AGM INTRAPPOLANO L’ELETTROLITA
Le batterie AGM (Absorbent Glass Mat), come si intuisce dall’acronimo, sono caratterizzate da materiale assorbente in microfibra di vetro (nell’immagine qui sopra). Rispetto a una tradizionale batteria al piombo con acido libero, la batteria AGM:
- trattiene l’elettrolita tra le piastre,
- ottimizza il trasferimento di cariche tra l’elettrolita e il materiale attivo,
- incrementa notevolmente la densità di energia a disposizione e una vita ciclica fino a 4 volte superiore rispetto a una batteria tradizionale.
Difatti è lo stato dell’arte delle batterie da avviamento per auto che equipaggia i veicoli dotati di Start&Stop evoluto con sistemi di recupero di energia. La batteria è studiata per avere una migliore accettazione della carica e soprattutto resistere a ricariche più frequenti e in ristretti periodi di tempo, ad esempio nelle decelerazioni e nelle frenate.
Dopo aver visto le differenze principali tra le batterie AGM ed EFB sfatiamo un dubbio frequente tra gli automobilisti. La sostituzione di batterie ad alta prestazione AGM o EFB richiede particolari conoscenze tecniche; inoltre prevede un investimento importante, tali batterie infatti costano in media il doppio rispetto ad una batteria tradizionale. E’ preferibile quindi farsi assistere da un autoriparatore esperto, che saprà come scegliere la batteria più adatta e, all’occorrenza, azzerare eventuali spie di service.
In generale è possibile sostituire una batteria EFB al posto di una tradizionale al piombo ma non viceversa. Una batteria al piombo tradizionale infatti avrebbe una vita breve se sottoposta ai continui avviamenti dello Start&Stop, con conseguenti disattivazioni e malfunzionamento del sistema che aiuta a tagliare le emissioni e a ridurre i consumi in città.
Cosa fare e da chi rivolgersi quando è necessario cambiare pezzi della tua automobile? La manutenzione può essere fonte di stress e incertezza per molti automobilisti, e anche costare parecchi soldi. Vediamo quali sono le procedure in regola per i ricambi d’auto.
Cosa cambia con la Direttiva Monti
Quando si tratta di fare manutenzione all’auto il parere del meccanico di fiducia è tra le voci più seguite dagli automobilisti, come è emerso dall’indagine di SicurAUTO.it. Ma se il periodo di vita dell’auto rientra nei primi due anni, il timore di perdere la Garanzia del Costruttore spinge a rivolgersi alla rete di assistenza ufficiale e non di rado a percorrere anche decine di chilometri per raggiungerla. Il motivo è sicuramente legato al fatto che non tutti conoscono la Direttiva Monti che equipara la validità del tagliando di manutenzione delle officine indipendenti a quello della rete di assistenza ufficiale del Costruttore. Vediamo meglio di cosa si tratta e come funziona la Direttiva Monti sul tagliando auto.
I RICAMBI ORIGINALI
La Direttiva Monti è stata introdotta nel 2003 dal Regolamento Comunitario (CE) n.1400/2002 per liberalizzare la corretta manutenzione delle auto definendo le caratteristiche dei ricambi originali o equivalenti impiegati e specificando anche le modalità con cui un automobilista può reclamare la Garanzia legale del Costruttore. La Commissione europea ha infatti stabilito che per ricambi originali “si intendono i pezzi di ricambio la cui qualità è la stessa di quella dei componenti usati per l’assemblaggio dell’autoveicolo e che sono fabbricati secondo le specifiche tecniche e gli standard di produzione forniti dal costruttore per la produzione di componenti o pezzi di ricambio dell’autoveicolo in questione, ivi compresi i pezzi di ricambio prodotti sulla medesima linea di produzione di detti componenti”.
I RICAMBI EQUIVALENTI
La confusione che regnava prima della Direttiva Monti riguardava anche la differenza tra i ricambi originali (impiegati sulla linea di produzione delle auto e presso le reti di assistenza ufficiali) e i ricambi equivalenti. Come emerge dalle interviste nel video in alto, la confusione deriva dall’idea che i Costruttori di auto producono i loro ricambi, mentre la realtà è che spesso la differenza tra ricambi originali ed equivalenti è inesistente o minima poiché si confrontano due prodotti identici che escono dalla stessa fabbrica o che assolvono alla stessa funzione ma con packaging diverso (e spesso anche costi finali diversi al consumatore).
LA RICEVUTA SERVE A RINTRACCIARE I RICAMBI
La Direttiva Monti prevede che le officine che eseguono operazioni di manutenzione durante il periodo di garanzia, seguano alla lettera il piano di manutenzione programmato. Ecco perché è sempre preferibile rivolgersi ad officine che hanno a disposizione le schede di manutenzione e le informazioni tecniche aggiornate per tutti i modelli in circolazione. E’ però necessario ricordarsi di conservare la ricevuta fiscale che attesti gli interventi effettuati. Nella descrizione della ricevuta devono essere scritti esattamente i codici identificativi dei ricambi che l’officina ha impiegato per fare il tagliando. Una prassi che le officine più professionali conoscono e attuano ormai da anni.
Come funziona la frizione? Quali sono i possibili problemi e i consigli per una corretta manutenzione?
La frizione dell’auto non è un componente singolo, ma un sistema complesso. E’ responsabile della trasmissione di potenza tra il motore e la scatola del cambio, e può trasmettere la potenza e la velocità grazie ai diversi rapporti di marcia. La sua durata di vita dipende molto dal tipo di veicolo e dallo stile di guida.
Uno dei sintomi che possono indicare l’usura della frizione è lo “slittamento” della stessa: con tale fenomeno si vede aumentare il motore di giri, ma non la sua velocità. Una delle verifiche che il conducente può fare, è quella di mollare molto lentamente la frizione dopo l’accensione del veicolo. Se il motore si spegnerà troppo presto, senza che questa abbia finito la propria corsa, allora significa che è notevolmente usurata.
La difficoltà ad inserire la marcia è un altro segnale di una probabile usura del disco del sistema; se la difficoltà la si incontra quando si prova ad inserire la marcia, allora è probabile che oltre al disco abbia delle anomalie anche lo spingidisco.
Altri indizi di malfunzionamento della frizione sono:
- lo scarso rendimento in salita, un rumore metallico proveniente dal cuscinetto che sparisce solitamente quando si preme il pedale
- “strappi” durante le partenze da fermi.
Generalmente, la frizione è concepita in modo che l’usura sia minima quando viene utilizzata correttamente, ma varia notevolmente a seconda del tipo di veicolo.
Per ragioni diverse, anche la frizione delle auto con cambio automatico godono di maggior longevità: grazie al funzionamento automatico, senza nessuna interferenza da parte del conducente, queste trasmissioni possono durare fino ai 300.000 km e raramente hanno bisogno di essere sostituite.
Nel caso del cambio meccanico la situazione è diversa: la durata è tra 60.000 e 200.000 km. Questa notevole differenza evidenzia quanto lo stile di guida sia importante per prolungare la durata della frizione della tua auto.
Il meccanico ‘a posto’ consiglia
Uno stile di guida corretto può aiutare notevolmente la prestazione della frizione della tua auto.
Per ridurre al minimo il suo consumo, si possono prendere alcuni semplici accorgimenti.
È buon uso:
- non tenerla premuta quando non necessario, o per troppo tempo;
- tenere la macchina in folle al semaforo, piuttosto che con la prima marcia inserita e la frizione abbassata;
- premere a fondo;
- non esercitare tensione sul cambio mentre parcheggiate;
- evitare di tenere anche solamente appoggiato il piede sul pedale può limitare l’usura del reggispinta;
- cambiare l’olio ogni due anni.
Oltre alle abitudini di guida, la sua maggiore usura può essere determinata anche dalle strade che, se in forte pendenza, per esempio, richiedono necessariamente il suo utilizzo prolungato.
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La diagnosi elettronica della centralina dell’auto è uno strumento importante per la manutenzione ordinaria e straordinaria del veicolo.
Rispetto anche solo a vent’anni fa, l’elettronica e la meccanica sono molto più legate e corresponsabili, nel funzionamento del motore e di tante altre componenti dell’auto.
In tutte le auto di ultima generazione, cioè quelle prodotte e distribuite sul mercato da almeno 10-20 anni, non è solo la meccanica a determinare il funzionamento del motore e di tutte le principali componenti dell’auto. Tali funzioni, in maniera sempre più capillare, sono infatti regolate dalla centralina elettronica, il vero e proprio cervello del motore.
COME FUNZIONA LA CENTRALINA ELETTRONICA
La centralina è che un piccolo computer che controlla il funzionamento del veicolo. Grazie a una serie di sensori distribuiti all’interno delle componenti meccaniche tiene sotto controllo:
- la velocità di marcia;
- quanti giri al minuto esegue il motore;
- qual è la temperatura interna del motore e quella esterna all’auto;
- una serie di informazioni che riguardano l’afflusso di carburante al motore
I sensori collegati alla centralina le inviano una grande mole di dati in tempo reale e tutti questi parametri vengono elaborati per stabilire se il motore funziona correttamente o no. Tra le funzioni più importanti, come accennato, figura il controllo della quantità del combustibile da bruciare, in modo da fornire un’alimentazione lasciando la minor quantità possibile di residui.
Il meccanico ‘a posto’ consiglia
Dovendo soprassedere a una quantità di funzioni così importanti, la centralina merita una grande attenzione, sotto forma di manutenzione periodica.
La diagnosi elettronica, soprattutto oggi, è una parte fondamentale della manutenzione ordinaria e anche straordinaria dell’auto. E’ lo strumento per capire se un problema parte computer centrale dell’auto o se la causa da ricercare è un’altra. Componenti come i freni, le ruote, lo sterzo e il motore tutto dipendono infatti dalla centralina elettronica.
Ecco che la diagnosi computerizzata, allora, ha una funzione fondamentale per:
- individuare eventuali problemi nella gestione dell’iniezione del carburante;
- testare il corretto funzionamento di tutti i sensori presenti sull’auto;
- controllare le statistiche sull’efficienza del veicolo, la sua “storia”;
- stabilire se è necessario effettuare una rimappatura completa della centralina, qualora non dovesse più funzionare secondo i parametri di fabbrica.
La diagnosi elettronica, inoltre, è fondamentale anche per percorrere a ritroso la storia della vettura per:
- valutarne a medio e lungo termine l’efficienza
- conoscendo i problemi che ha fronteggiato, provare a prevenirli o a intervenire prima che possano causare danni drastici all’auto.
È importante quindi ricordarsi del ruolo che la centralina riveste nel corretto funzionamento dell’auto e chiedere al proprio meccanico/elettrauto un’analisi del sistema, per stabilire con certezza l’origine e l’entità di un malfunzionamento.
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